Prove (rewind) è un work in progress che tratta i temi dell'immigrazione e dell'erranza, rappresentabili, non solo con la parola, ma anche con il corpo. Con la danza e il mimo, il fenomeno migratorio acquista un valore onirico e simbolico. Il luogo lasciato, il luogo d'arrivo, l'ostacolo della diversità, lo spazio percorso, la patria lontana, il desiderio del ritorno, la solitudine e l'incomunicabilità costituiscono tutti, anche se in differenti modalità, l'essenza di un conflitto umano e culturale. Un’immigrazione rappresentata e vissuta in prima persona dagli attori stessi, differenti per provenienza (bulgara, francese, napoletana, bergamasca e colombiana) ma accomunati da un unico linguaggio espressivo, prodotto di un métissage sociale. Arma privilegiata di tale conflitto è l'autoderisione, l'ironia e l'innocenza che si mostrano in tutta la loro teatralità all'interno di spaccati di vita quotidiana. In questi anni ho affrontato i miei spettacoli sempre con una tensione costante, un lavoro d'impatto verso gli attori, i loro corpi, le loro vibrazioni per esprimere un teatro di maschera e carne. In Prove (rewind) il pubblico è spettatore privilegiato. Egli assiste, alla costruzione dello spettacolo da dietro le quinte, assumendo un’involontaria posizione voyeuristica.
Costantino Raimondi